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Ti scriverò prima del confine

recensione ti scriverò prima del confine di diego barbera casasirio

Sono gli errori che cambiano il mondo, quelli fatti a fin di bene e quelli inconsapevoli.

Ho adocchiato Ti scriverò prima del confine di Diego Barbera al BookPride, mentre chiacchieravo con i ragazzi di CasaSirio.
È stato un colpo di fulmine: uno sguardo di traverso, un dettaglio che stuzzica la fantasia, una coincidenza, poi — il destino è già segnato — fiumi di parole quando ormai esiste solo una strada, il possesso.

– Che cos’è?
– È una promessa.
– Di cosa?
– Di felicità.

Il giorno dopo l’incontro con il libro, ho avuto il piacere di conoscere anche l’autore e Diego mi ha fatto una dedica speciale per me e il mio tè letterario. Be’, si sa, io sono un po’ così, emotiva, e in questa maniera un romanzo smette di essere un oggetto e diventa una bottiglia riportata dal mare che contiene un messaggio proprio per te.
Così queste sono state le prime pagine che ho sfogliato quando ero ancora a Milano e me le sono centellinate, aspettando il momento giusto per gustarmi la corsa alla fine senza interruzioni, possibilmente con un bel sole e il profumo di primavera che spinge al di là delle finestre.

Ora mi sentivo a mezza strada: non ero né bambina né adulta, e allo stesso modo ero la più sana tra i malati e la più malata tra i sani.

Ti scriverò prima del confine è la storia di M***o, un ragazzo ricoverato in ospedale che sta seguendo una lunga riabilitazione dopo essersi risvegliato da un coma ritenuto irreversibile, causato da un “Fatto” che lo ha reso un personaggio famoso. M***o conosce Giulia della stanza 27, paziente diciassettenne della stessa clinica, che non parla: comunica a gesti oppure scrive. Tra i due nasce un legame speciale che si intesse via via che i ragazzi si raccontano le proprie storie.

Siamo sempre noi, ogni secondo, ogni minuto, ogni anno che trascorre. Semplicemente, ci avviciniamo o ci allontaniamo dal nostro destino.

Mi è piaciuto un sacco questo libro, mi sono lasciata sopraffare da quelle emozioni sopite che ti suscitano i romanzi di formazione, riportandoti alle prime volte e alle esplorazioni dei baratri esistenziali. Mi è piaciuto perché non ammicca, non ostenta, non sbava. Talvolta, anzi, ha pudore. È un romanzo delicato. Ha parole lievi e accurate, e personaggi autentici che si scambiano sentimenti complessi.

Ti scriverò prima del confine parla di destino, di scelte più o meno consapevoli e di confini: quelli che si percorrono in bilico, quelli che si oltrepassano e quelli che ci ingabbiano. E Diego Barbera rimane perfettamente al limite del surreale e dell’onirico, in equilibrio tra poesia e tagliente ironia, seminando indizi e inscatolando storie d’amore in una matrioska fatta di lettere e schizzi, biglietti e messaggi recapitati nelle maniere più strampalate.
C’è una prosa liquida che scorre senza intoppi e ti conduce dritto dritto alla fine non senza lacrime. Certo, io sono sempre quella di cui sopra, quella emotiva, ma insomma, sfido a non trovarsi avvinti lungo questo confine, tra vita e morte, tra senno e follia, tra la purezza istintuale della giovinezza e lo stordimento disperato della resa — e non commuoversi.
Eppure dopo il languore c’è la dolcezza, dopo lo struggimento c’è la rinascita e quando chiudi il libro, senti di avere davanti tutte le possibilità. Le partite ancora da giocare. Tutto sta a varcare quel limite. Quale? Per me la paura di non vivere abbastanza.

Poi pensa che il tempo solo loro non è ancora finito, e lascia che la notte copra il deserto e che il villaggio si illumini imitando le costellazioni. Ce n’è una che ha inventato lei, si chiama futuro e cambia ogni volta che si guarda. Lui è confuso, stravolto; si abbandona alle sue decisioni, per una volta, e raggiungono il gruppo e i bambini e le capre e case secche come gole. Dormiranno vicini, le mani intrecciate come il pane che troveranno per strada. Mangeranno l’uno dell’altra finché i tempi finiranno e, quando avverrà, lei conoscerà altre verità e lui ripenserà sempre al sentimento più potente. E tutto, anche il deserto, avrà il profumo di lei.

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