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L’anno che verrà

Parlavo con una amica del cuore, una di quelle che ti capisce al volo, con cui si ride e si piange, una di quelle con cui sarebbe bello invecchiare. Ci raccontavamo delle nostre vite, dei progetti, del lavoro, dei figli e lei mi fa: “Vorrei dirti che sto finalmente raccogliendo i frutti, invece sono sempre qui a reinventarmi, però sono felice, sento che andrà tutto bene”. Ho ribattuto che anche io sono sempre alla ricerca di un punto di arrivo, con la sensazione di cambiare rotta continuamente e di non raccogliere i frutti mai.

un benessere a lunga durata

Io, adesso

Ogni tanto sento il bisogno di fare il punto, l’ho fatto in passato, guarda caso senza continuità. Con la mia proverbiale incostanza ed estemporaneità non ci si può fidare che duri, ma mi piace quello che fa Mariachiara, che fa la Scianca, a cadenza mensile, e voglio provarci anch’io. Cosa faccio adesso? Io, adesso Sto riorganizzando la mia vita romana. Sto cercando di focalizzarmi sui lati positivi di questa città che mi dà l’orticaria. Sto cercando di fare piccoli passi nel bello e scansare il brutto. Sto approfittando delle energie ritrovate dopo un’estate davvero rigenerante per darmi delle nuove abitudini proiettate a un benessere a lunga durata. Sto rimuginando troppo, ma mi sto meravigliando altrettanto della pienezza della mia vita, della solidità di certi legami, dell’intensità di un certo fluire di energie positive. Mammità I bambini d’estate crescono di più. Ricco gioca a burraco, va a cavallo, corre in bicicletta con i pedali e sta definitivamente chiudendo il capitolo prima infanzia, con mio enorme sgomento — si arrabbia moltissimo quando Momo gli rinfaccia di essere …

Io a Settembre, adesso

Non è finito Settembre, sono solo a Martedì e sono già stanca. La scuola è ricominciata da una settimana e ho a casa Ricco, ammalato, da due giorni. Io ho vari malanni che si accavallano da quando sono rientrata dalla Croazia, somatizzo il mal di terra? Può darsi. Fatto sta che non mi sono ancora ripresa.

Il potere del riordino, la felicità e la memoria che brucia

Sento di dover fare ordine, di fare spazio. È qualcosa di ciclico, mi dico. E invece se ci penso bene è un’esigenza antica che non ho ascoltato fino in fondo (dando ripulite sommarie senza operare in maniera profonda) e che quindi mi trascino appresso negli anni. Ad essere cicliche sono forse le esternazioni di questo malessere. Ho bisogno di avere meno cose intorno e riuscire a godere di ciò che reputo essenziale. Ho bisogno di risparmiare energie per ciò che amo.

Lista delle cose che mi passano per la testa in questo momento

Ho questa cosa qui col cambiamento. Una specie di ossessione maniacale, una droga. Muta, inversione di rotta, azzeramento per ricostruire, chiamatelo come volete, io cambio. Da troppo porto i capelli allo stesso modo, mi aiuta solo il tempo che rende sempre più salata la mia testa peperina. Ma sto cambiando abiti, liberandomi di tante cose che non mi appartengono più e tenendo solo cose autentiche. E in più l’anno prossimo faccio un restyling della casa, ma nel frattempo colleziono idee, metto via spunti, continuo l’irreversibile cammino del riordino, in senso kondoniano e soprattutto inizio la mia pratica da goccia cinese con il MaritoZen che invece col cambiamento ha un rapporto conflittuale e quindi io inizio a dare per scontato cose con molto anticipo affinché quando si realizzano sembrino già avvenute. Strategie bieche, da moglie astuta e intraprendente.

Ora

Ora c’è la fatica che sto facendo per tornare a galla — ancora le zavorre mi tirano giù, ma ce la metto tutta. Semino, semino, e imparo ad apprezzare i traguardi perché darli per scontato è una grande bastardata nei propri confronti. Allora faccio liste di cose che vanno in porto, liste di cose pratiche da fare giorno per giorno, liste di cose che mi fanno felice, liste di cose che voglio ricordare, liste delle persone che ci sono e di quelle che no. Liste di cose che fotografano un momento. Faccio liste delle cose che voglio realizzare, non un giorno futuro, ma entro due settimane, due mesi, sei mesi, un anno. Dipende.

Piccolo ritratto di Momo

Io questo momento lo vorrei fermare, quando stamattina ho lasciato Momo a scuola e l’ho visto salire i gradini e passare attraverso l’enorme portone, piccolo piccolo lui, col suo cappuccio distintivo, la cartella pesante del Lunedì, i passi corti, lenti, vagamente incerti, senza voltarsi, piccolo piccolo lui, da solo, verso la sua aula al secondo piano. In genere lo vedo sparire nella calca di bambini, e lo confondo, i suoi colori si mescolano agli altri, sparisce subito, prima ancora di oltrepassarlo quel portone. Stamattina, invece, quei due minuti di ritardo — perché ce la siamo presa comoda, abbiamo camminato piano, chiacchierato un po’, accarezzato pensieri solitari, ognuno i propri, con la mano nella mano — hanno fatto sì che l’ingresso a scuola fosse totalmente diverso. E Momo l’ho visto piccolo, proprio piccolo lui. Ma io lo ero ancora di più. Quanto coraggio ogni mattina: affrontare le relazioni, imparare a fare i passi indietro, capire quando farsi avanti, imparare ad apprendere, fare scorta di informazioni, trovare i canali di espressione, scegliere, scegliere, scegliere chi essere. Quanto coraggio …

come reagire all'ansia

Qualcosa di me

E del perché latito, del perché ci sono, ma è come se non ci fossi. Forse è tutta colpa dei geni. Come dice Alice, l’ansia è una delle tante cose di cui possiamo incolpare i nostri genitori. Nel mio caso posso continuare ad andare a ritroso e trovare qualcosa, ne sono certa.