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Io a Settembre, adesso

Non è finito Settembre, sono solo a Martedì e sono già stanca. La scuola è ricominciata da una settimana e ho a casa Ricco, ammalato, da due giorni. Io ho vari malanni che si accavallano da quando sono rientrata dalla Croazia, somatizzo il mal di terra? Può darsi. Fatto sta che non mi sono ancora ripresa.

#cercoladirezione il mio mare, la mia terra, ostacoli e alleati

Nelle ultime due settimane di Agosto, la terza e la quarta del mio #cercoladirezione, c’è stato tanto mare. Mare da navigare. I piedi nudi, le banchine, le cime. Il non luogo dove mi sento leggera, totalmente spensierata e slegata da condizionamenti, il mare. Il passo è lieve, la direzione in sintonia col vento: sembra una direzione obbligata eppure non ho maggiore libertà di quando ho solo acqua attorno. E ho avuto più di qualche occasione per godere dell’inaspettato che si trasforma in ricchezza solo per chi è in ascolto e in condizione di ricevere. Durante la terza settimana c’è stato un momento — ben più di un momento a dire il vero — che posso definire perfetto ed è coinciso con una sveglia all’alba. Quella dimensione di solitudine e quiete mi si confà perfettamente, mi concilia con la mia caotica creatività: decisamente una direzione da perseguire. E poi immancabilmente gli ostacoli, quelli che arrivano dall’esterno e quelli che ci procuriamo da soli. E sta a noi: sbrogliare i nodi o arrendersi. Arrendersi o scavare. Abbandonare o guarire. Io ho scelto …

agosto un mese che non am(av)o

Agosto, un mese che non am(av)o

Non ho mai amato Agosto. Non amo particolarmente neppure l’estate e questo mese ne è l’apoteosi. Non amo il mare con la calca, il caldo, non amo le vacanze programmate e neppure le aspettative che inevitabilmente vi si posano. Proprio per onorare la mia nota coerenza, quest’anno ho programmato le vacanze con un anticipo sorprendente. A Febbraio avevo già deciso che dopo le ferie tutti insieme a Luglio in montagna, avrei trascorso Agosto a Brindisi, dai miei, con i bambini. Tutto il mese, come non succedeva da una vita, perché i bambini potessero andare al mare e io potessi riprendere fiato in un luogo che mi appartiene, a cui appartengo.

barcolana trieste

Aspettando la Barcolana a Trieste

Nino è uno skipper, ma dalle 9 alle 20, ogni giorno dal Lunedì al Venerdì, indossa la sua divisa da uomo d’affari e gestisce un’importante società di import export. Ha 36 anni e vive senza troppa convinzione con Gemma in un loft in zona Brera. Gemma fa la PR per un’azienda di moda per cui viaggia tantissimo, spesso anche nel fine settimana. Allora Nino il sabato si sveglia molto presto, fugge a La Spezia e ritrova Malù. Malù è un gioiello, lucida, perfetta, 37 piedi, un albero maestro in carbonio robusto e leggero, il timone a barra. Con Malù esce per mare con qualsiasi tempo, è una necessità. Deve sentire il vento, assecondarlo, ricongiungersi con il suo elemento.

Dove cadono i fulmini — la mia città, la musica, ritrovamenti

“Non tornerò mai più sulle orme Scarpe nel fango non mi fanno correre Non tornerò mai più sulle orme Me le ricordo già bene così Mi perdo sempre, ma so sempre da che parte è il mare Mi perdo sempre, ma so sempre da che parte è il mare Arrivare là Non tutti i passi lasciano impronte E mi perdo sempre, ma so sempre da che parte è il mare Mi perdo sempre, ma so sempre da che parte è il mare Arrivare là, dove cadono i fulmini Arrivare là, dove cadono i fulmini”.