“Ho finito l’Elettra di Sofocle […]. Ciò che mi colpisce ogni volta è la magnifica qualità della storia. Sembra impossibile non ricavarne un buon dramma. Questo forse accade quando si lavora su intrecci tradizionali che sono stati creati e perfezionati e liberati da ogni scoria a forza di essere cesellati da innumerevoli attori, autori e critici, finché diventano simili a un frammento di vetro levigato dal mare. Inoltre, se nel pubblico ognuno sa in anticipo quello che deve accadere, saranno tocchi molto più fini e sottili a raccontare la storia e si potranno risparmiare le parole. Comunque sia, la mia impressione è questa: non è mai troppa l’attenzione con cui si legge, né il peso che si attribuisce a ogni verso o allusione; e l’apparente nudità è solo in superficie“.
Ho imparato a leggere prestissimo, avevo appena quattro anni. Eppure imparo a leggere ogni giorno, quando mi ferisce un senso che non avevo previsto, quando vengo folgorata da un aggettivo chirurgico nella sua essenzialità.
Voglio soffermarmi sulle cose che apprendo, celebrare con più attenzione la bruciante ignoranza e il suo fugace colmarsi.
Da archiviare in #cosedafare.