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L’anno che verrà

Parlavo con una amica del cuore, una di quelle che ti capisce al volo, con cui si ride e si piange, una di quelle con cui sarebbe bello invecchiare.
Ci raccontavamo delle nostre vite, dei progetti, del lavoro, dei figli e lei mi fa: “Vorrei dirti che sto finalmente raccogliendo i frutti, invece sono sempre qui a reinventarmi, però sono felice, sento che andrà tutto bene”. Ho ribattuto che anche io sono sempre alla ricerca di un punto di arrivo, con la sensazione di cambiare rotta continuamente e di non raccogliere i frutti mai.

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un benessere a lunga durata

Io, adesso

Ogni tanto sento il bisogno di fare il punto, l’ho fatto in passato, guarda caso senza continuità.
Con la mia proverbiale incostanza ed estemporaneità non ci si può fidare che duri, ma mi piace quello che fa Mariachiara, che fa la Scianca, a cadenza mensile, e voglio provarci anch’io.
Cosa faccio adesso?

Io, adesso

Sto riorganizzando la mia vita romana.
Sto cercando di focalizzarmi sui lati positivi di questa città che mi dà l’orticaria. Sto cercando di fare piccoli passi nel bello e scansare il brutto.
Sto approfittando delle energie ritrovate dopo un’estate davvero rigenerante per darmi delle nuove abitudini proiettate a un benessere a lunga durata.
Sto rimuginando troppo, ma mi sto meravigliando altrettanto della pienezza della mia vita, della solidità di certi legami, dell’intensità di un certo fluire di energie positive.

Mammità

I bambini d’estate crescono di più.
Ricco gioca a burraco, va a cavallo, corre in bicicletta con i pedali e sta definitivamente chiudendo il capitolo prima infanzia, con mio enorme sgomento — si arrabbia moltissimo quando Momo gli rinfaccia di essere un bambino piccolo. Ha una capacità sorprendente di risolvere le situazioni spiacevoli, raramente si arrende, più spesso conclude tutto con una risata.
Momo legge e scrive diari. È diventato bravissimo al timone e ha cementato una passione nata l’estate scorsa, proiettandosi verso un futuro da regatista, con mio enorme orgoglio. Nuota come un pesce, non ha paura della profondità e non sa stare fermo, quasi mai. Va in frantumi per un nonnulla e si scontra con i suoi istinti che non sempre gli piacciono.
Sono fratelli solidali, in conflitto per un pezzettino di Lego, ma uno la spalla dell’altro quando c’è da difendersi dal resto, anche dalle ingiustizie che a volte pensano di subire da noi genitori.
Io arranco sempre un passo indietro e mi concedo di respirare un po’ dei loro sogni, la notte, quando vado a spiarli, arresi al sonno, distesi, belli da strapparmi una carezza, li guardo e mi si attorciglia lo stomaco nell’averli lì, al sicuro, così piccoli, ancora per poco, ancora a lungo, così definiti e fragili, ma saggi e determinati, coraggiosi, così grandi.

parlare al tramonto con i pesci

Lavoro

In questi giorni sto lavorando a una correzione di bozze per una raccolta che uscirà per Touring Editore. Si tratta di racconti d’autore sui luoghi d’Italia. Ci sono penne molto interessanti e per ora ho letto brani ben scritti. Un modo di viaggiare stando comodamente seduti alla propria scrivania.
Sto cercando di chiudere un lavoro un po’ diverso che si trascina da un paio di mesi: contenuti per materiale pubblicitario. Qui, più che scrivere, il vero lavoro è contenere e gestire i rimbalzi di idee e materiali tra le varie teste coinvolte, ma tutto sommato per ora è stato divertente e condiviso con una cara amica, quindi non mi lamento.
Io e Luisa abbiamo un editore, anzi un’editora interessata a Seb e la conchiglia e stiamo lavorando all’idea finale: cosa diventerà questa storia?

New entry

Da luglio ho un Bullet Journal. Non so perché non ci avevo pensato prima, ma si sta rivelando uno strumento utilissimo per l’organizzazione delle giornate e soprattutto per monitorare il lavoro che nel mio caso va sempre un po’ in un grande calderone che mi fa annaspare senza darmi contezza delle ore lavoro per singola commissione. Aspetto di testarlo a regime quando inizieranno anche le attività dei bambini, la mole di impegni aumenterà e anche il lavoro prenderà un ritmo più incalzante, così magari ci faccio un post per raccontare un po’ come, quanto, quando, perché.

il mio bullet journal
Lo yoga domestico. Sto tentando questa strada perché nonostante mi piacesse un sacco praticare questa disciplina, faticavo a frequentare la scuola ed è andata a finire che ho abbandonato il tappetino. Adesso sto provando con un corso della Scimmia Yoga e per ora ne sono pienamente soddisfatta.
La via dell’artista. Sono anni che Julia Cameron bazzica da queste parti, ma non ero mai riuscita ad affrontare di petto la cosa, nonostante ne avessi intravisto i benefici. Be’, evidentemente qualcosa è scattato. La mattina appena sveglia scrivo le tre pagine quotidiane, e sto fissando gli appuntamenti settimanali con l’artista per le prossime settimane. Se volete saperne di più fate un fischio. Intanto potete curiosare sul blog della mia amica Grazia che ne ha ampiamente scritto.

Libri

Prima dell’estate mi è capitato di inciampare in diverse delusioni che mi hanno scatenato un fastidio importante per un certo tipo di scrittura ammiccante, maschilista e acchiappona. Sono un po’ stufa di libri in cui l’autore si mette al centro e la storia è mera trama a servizio dell’autocelebrazione. Per non parlare di quando si percepisce quella presunzione che butta lì con sciatteria quattro parole banali e malapposte e le ostenta “geniali nella loro semplicità”. Non è quello che cerco in un libro.
Ho trovato pace in qualche bella storia per ragazzi e quindi mi sono abbandonata a questo filone e sto leggendo Almond, che ha creato con le sue opere un mondo delicato e poetico fatto di tanta verità, anche quella dolorosa.
Mio papà sa volare è bellissimo, intenso e commovente, ho avuto la fortuna di lavorarci e ci sono particolarmente affezionata. Skellig è inquietante quasi quanto catartico. Ho in lettura Argilla e sto aspettando un pacco dal Libraccio che contiene La storia di Mina.

Skellig di David Almond
E sto leggendo molto lentamente con i bambini La storia infinita, siamo quasi alla fine e non credo potrò mai dimenticare i loro gridolini di emozione a tappeto della mia voce.

La storia infinita di Michael Ende

Progetti

Conto di dare un’ennesima svuotata alla casa, alle stanze, una sfoltita agli oggetti che ci sommergono, alleggerirmi per essere pronta a fare spazio a quello che verrà, perché ho la sensazione stiano arrivando cose nuove, come ogni autunno.

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recensione ti scriverò prima del confine di diego barbera casasirio

Ti scriverò prima del confine

Sono gli errori che cambiano il mondo, quelli fatti a fin di bene e quelli inconsapevoli.

Ho adocchiato Ti scriverò prima del confine di Diego Barbera al BookPride, mentre chiacchieravo con i ragazzi di CasaSirio.
È stato un colpo di fulmine: uno sguardo di traverso, un dettaglio che stuzzica la fantasia, una coincidenza, poi — il destino è già segnato — fiumi di parole quando ormai esiste solo una strada, il possesso.

– Che cos’è?
– È una promessa.
– Di cosa?
– Di felicità.

Il giorno dopo l’incontro con il libro, ho avuto il piacere di conoscere anche l’autore e Diego mi ha fatto una dedica speciale per me e il mio tè letterario. Be’, si sa, io sono un po’ così, emotiva, e in questa maniera un romanzo smette di essere un oggetto e diventa una bottiglia riportata dal mare che contiene un messaggio proprio per te.
Così queste sono state le prime pagine che ho sfogliato quando ero ancora a Milano e me le sono centellinate, aspettando il momento giusto per gustarmi la corsa alla fine senza interruzioni, possibilmente con un bel sole e il profumo di primavera che spinge al di là delle finestre.

Ora mi sentivo a mezza strada: non ero né bambina né adulta, e allo stesso modo ero la più sana tra i malati e la più malata tra i sani.

Ti scriverò prima del confine è la storia di M***o, un ragazzo ricoverato in ospedale che sta seguendo una lunga riabilitazione dopo essersi risvegliato da un coma ritenuto irreversibile, causato da un “Fatto” che lo ha reso un personaggio famoso. M***o conosce Giulia della stanza 27, paziente diciassettenne della stessa clinica, che non parla: comunica a gesti oppure scrive. Tra i due nasce un legame speciale che si intesse via via che i ragazzi si raccontano le proprie storie.

Siamo sempre noi, ogni secondo, ogni minuto, ogni anno che trascorre. Semplicemente, ci avviciniamo o ci allontaniamo dal nostro destino.

Mi è piaciuto un sacco questo libro, mi sono lasciata sopraffare da quelle emozioni sopite che ti suscitano i romanzi di formazione, riportandoti alle prime volte e alle esplorazioni dei baratri esistenziali. Mi è piaciuto perché non ammicca, non ostenta, non sbava. Talvolta, anzi, ha pudore. È un romanzo delicato. Ha parole lievi e accurate, e personaggi autentici che si scambiano sentimenti complessi.

Ti scriverò prima del confine parla di destino, di scelte più o meno consapevoli e di confini: quelli che si percorrono in bilico, quelli che si oltrepassano e quelli che ci ingabbiano. E Diego Barbera rimane perfettamente al limite del surreale e dell’onirico, in equilibrio tra poesia e tagliente ironia, seminando indizi e inscatolando storie d’amore in una matrioska fatta di lettere e schizzi, biglietti e messaggi recapitati nelle maniere più strampalate.
C’è una prosa liquida che scorre senza intoppi e ti conduce dritto dritto alla fine non senza lacrime. Certo, io sono sempre quella di cui sopra, quella emotiva, ma insomma, sfido a non trovarsi avvinti lungo questo confine, tra vita e morte, tra senno e follia, tra la purezza istintuale della giovinezza e lo stordimento disperato della resa — e non commuoversi.
Eppure dopo il languore c’è la dolcezza, dopo lo struggimento c’è la rinascita e quando chiudi il libro, senti di avere davanti tutte le possibilità. Le partite ancora da giocare. Tutto sta a varcare quel limite. Quale? Per me la paura di non vivere abbastanza.

Poi pensa che il tempo solo loro non è ancora finito, e lascia che la notte copra il deserto e che il villaggio si illumini imitando le costellazioni. Ce n’è una che ha inventato lei, si chiama futuro e cambia ogni volta che si guarda. Lui è confuso, stravolto; si abbandona alle sue decisioni, per una volta, e raggiungono il gruppo e i bambini e le capre e case secche come gole. Dormiranno vicini, le mani intrecciate come il pane che troveranno per strada. Mangeranno l’uno dell’altra finché i tempi finiranno e, quando avverrà, lei conoscerà altre verità e lui ripenserà sempre al sentimento più potente. E tutto, anche il deserto, avrà il profumo di lei.

circolo letterario

Il tè letterario

Nel 2007 ho conosciuto una persona speciale.
L’ho conosciuta come fidanzata di un caro amico del mio allora QuasiMaritoZen, ma ci siamo subito riconosciute ed è nata una bellissima amicizia tra noi.
Quello che forse ha creato un immediato feeling e ha poi cementato il nostro legame è stato l’amore per i libri. Da subito argomento di scambio, ci ha dato lo slancio per iniziare una meravigliosa avventura che dura ancora oggi: il tè letterario.

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