Storie ritrose
comments 2

Aspettando la Barcolana a Trieste

barcolana trieste

barcolana trieste

Nino è uno skipper, ma dalle 9 alle 20, ogni giorno dal Lunedì al Venerdì, indossa la sua divisa da uomo d’affari e gestisce un’importante società di import export.
Ha 36 anni e vive senza troppa convinzione con Gemma in un loft in zona Brera. Gemma fa la PR per un’azienda di moda per cui viaggia tantissimo, spesso anche nel fine settimana. Allora Nino il sabato si sveglia molto presto, fugge a La Spezia e ritrova Malù.
Malù è un gioiello, lucida, perfetta, 37 piedi, un albero maestro in carbonio robusto e leggero, il timone a barra. Con Malù esce per mare con qualsiasi tempo, è una necessità. Deve sentire il vento, assecondarlo, ricongiungersi con il suo elemento.

Quest’anno ha deciso di partecipare alla Coppa d’Autunno Barcolana, la regata che si svolge nel golfo di Trieste la seconda domenica di Ottobre.
La Barcolana è stata la sua prima competizione in mare. Aveva sedici anni ed era in un equipaggio abbastanza eterogeneo: c’era suo padre, da cui aveva assorbito la passione per la vela, con la giovane seconda moglie, c’era suo fratello minore e un cugino più grande che sembrava un mito perché aveva i capelli lunghi e un tatuaggio che gli spuntava dal colletto della camicia.
Nino aveva vissuto quell’esperienza con tale trasporto che era ritornato a Milano con la febbre a 40. Ha ricordi vaghi di quella prima volta, ma non scorderà mai l’incontro della sua vita, quello con Agostino Straulino, leggendario Ammiraglio e marinaio italiano.
L’aveva visto per caso in un bar, la sera prima della regata. Suo cugino cercava un telefono pubblico ed erano finiti in un bar del porto vecchio di Barcola. Mentre il cugino parlava animatamente con una ragazza dall’altra parte del telefono, Nino giocherellava con una cima, facendo e sciogliendo nodi. Poi aveva alzato la testa e l’aveva riconosciuto. Era rimasto imbambolato a guardarlo, quell’uomo anziano, smilzo e ossuto, che beveva da un piccolo bicchiere, seduto da solo a un tavolo.
Si era avvicinato, con l’emozione forte che toglie le parole.
Straulino lo aveva scrutato, gli aveva sorriso, aveva capito tutto. “Fai la Barcolana domani?”. Nino aveva annuito. “Chiudi gli occhi, il vento non vuole essere guardato in faccia”. Poi forse Nino era riuscito a dire “grazie” o “arrivederci”, ma non se lo ricorda.
L’indomani mattina era partito insieme alle altre mille e più barche che affollavano il Golfo di Trieste per compiere la sua prima regata.

Quest’anno ha impiegato tutte le ferie estive per portare Malù da La Spezia a Trieste. Ha navigato giorno e notte. Si è fermato lungo la costa italiana scoprendo piccoli porti meravigliosi e facendo vita da marinaio. Ha circumnavigato tutta la penisola.
Per alcune tappe l’ha raggiunto Gemma, ma non ha resistito a lungo. Per alcuni giorni si sono uniti degli amici. Per lo più Nino è stato da solo, ha avuto tempi lunghi e vuoti per pensare, per ascoltare il vento, a occhi chiusi.
Ha voglia di rifare questa regata perché la Barcolana è l’unica competizione al mondo in cui barche di ogni categoria, equipaggi di ogni tipo, si sfidano sulla stessa linea di partenza. Si affronta il mare, ognuno secondo le proprie possibilità. Si gareggia contro i campioni del mondo, accanto a semplici appassionati. Contro il veliero d’epoca e la 40 piedi d’avanguardia.
Nino ha bisogno di questo: azzerare tutto quello che è stato, ripartire da capo, avere la possibilità di arrivare al traguardo senza il peso delle sue scelte e della sua vita.
Navigare, aprire le vele, sentire il vento.

Il giorno prima della Barcolana è partito da Milano con tre amici, quelli che formeranno il suo equipaggio. Sono arrivati a Trieste in auto nel primo pomeriggio e sono saliti a bordo di Malù per i controlli di routine. Poi sono andati a mangiare in una trattoria affollatissima: Trieste si riempie di turisti e curiosi durante il fine settimana della Barcolana.
Dopo cena gli amici vogliono ritirarsi sotto coperta per una sana dormita in previsione della regata del giorno dopo. Nino ha voglia di camminare un po’. Così si dividono.
Piazza dell’Unità d’Italia è sempre particolarmente suggestiva, illuminata di azzurro. È forse lo spazio aperto sul mare più bello del mondo, con la solidità e la regalità dei suoi edifici. Nino la taglia in diagonale e si dirige verso le Rive. A Trieste i lungomare si chiamano Rive e stasera sono occupate da un’interminabile fila di banchetti dove si possono acquistare prodotti tipici, artigianato e gadget della Barcolana. Eppure nonostante l’insolita confusione, se si ha voglia di camminare come Nino, si può andare verso Barcola, al porto vecchio, dove anche stasera i pescatori sbrogliano e ripuliscono le reti e sono generosi di racconti di mare. Alcuni si siedono sul molo, con una lenza tra le dita ruvide e annusano il vento che cambia.
È proprio a uno di loro che Nino chiede un consiglio, loro sanno dove è meglio posizionarsi, se verso Barcola o verso il Castello di Miramare, i due estremi della linea immaginaria nel golfo di Trieste, da dove parte la regata.
Con quel piccolo segreto in tasca, Nino torna a passo svelto verso Malù, ormeggiata in mezzo alle altre barche a vela. Sorride della propria ingenuità, eppure il mare è fatto anche di scaramanzie, di piccoli rituali. Sa che dormire non sarà facile stanotte, sa di essere esattamente dove vuole stare.
Sale a bordo, punta la sveglia prima dell’alba e si rannicchia nella sua cuccetta.
Chiude gli occhi, cullato dalla risacca.
Domani si salpa per un’avventura.
Buon vento, Nino.

Aspettando la Barcolana a Trieste è uno dei miei racconti contenuti nell’antologia, edita da PONS, “Il  fruttivendolo di Campo de’ Fiori”, che fotografa l’Italia  attraverso piccole storie  destinate a chi studia l’italiano e vuole conoscerne anche elementi di cultura e stile di vita.

racconti per imparare l'italiano

Facebooktwitterpinteresttumblr

2 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *