Ora c’è la fatica che sto facendo per tornare a galla — ancora le zavorre mi tirano giù, ma ce la metto tutta. Semino, semino, e imparo ad apprezzare i traguardi perché darli per scontato è una grande bastardata nei propri confronti.
Allora faccio liste di cose che vanno in porto, liste di cose pratiche da fare giorno per giorno, liste di cose che mi fanno felice, liste di cose che voglio ricordare, liste delle persone che ci sono e di quelle che no. Liste di cose che fotografano un momento.
Faccio liste delle cose che voglio realizzare, non un giorno futuro, ma entro due settimane, due mesi, sei mesi, un anno. Dipende.
Ora c’è Ricco che parla, parla, parla e mi racconta il mondo che vede lui attorno a me, che sono ancora il suo centro. Ancora il punto di partenza e di ritorno, lo sguardo di conferma, di incoraggiamento e di approvazione.
Ora c’è Momo che cresce smagrito e con gli occhi sempre più grandi. Osserva, riflette in silenzio, ogni tanto mi guarda di traverso. Di notte mi cerca, di giorno mi sfida. Ma a volte ci capiamo, ci teniamo stretti e lui mi dice: “Mamma noi siamo proprio un po’ uguali”.
Ora c’è l’adrenalina dei progetti da avviare, ci sono persone belle attorno, amiche nuove, vecchie amiche, donne splendide che sognano con me, realizzano con me. Ora c’è la consapevolezza di pesare tutta questa ricchezza e sentirmi gravida d’amore. Ora ci sono persone vere, in carne e ossa, che vedi la mattina e ti dicono: “Sei stanca, riposa, lo faccio io”, dici loro: “Sei bella, stai guarendo”.
Ora ci sono biglietti del treno, nuovi biglietti da visita, ci sono progetti che sembrano sfuggire dalle mani, ci sono cose grandi nate per gioco, c’è la paura di non riuscire, il terrore che l’incostanza mi freghi, che le compagne mi abbandonino, che i figli si ammalino, che il tempo si azzeri, che mi rompa una gamba, mi caschi in testa una tegola, che il web si oscuri …
Ora c’è la voglia di godere del tempo normale, di fare la maglia mentre fuori piove, tornare dal mercato piena di frutta e verdura, cucinare piatti nuovi e rassicurarmi con le solite zuppe fumanti.
Ora c’è un grande disordine, gli stessi abiti indossati a ripetizione, le scarpe comode, montagne di volumi da leggere, libri che non riesco a mettere alla porta, stanze chiuse alle quali penserò domani.
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