Non ne sono naturalmente provvista, di costanza.
Penso continuamente a quello che voglio scrivere, ho idee, ispirazioni, fermento nella testa, ma non sempre riesce spontaneo trasformare tutto questo lavorio in qualcosa di concreto.
Non è sufficiente il pensiero. L’ossessione è una patologia della passione.
Affinché quel manifestarsi della parola scritta muti dal casuale e piacevole al consapevole e di valore, la passione va espressa con costanza. Tutti i giorni.
Da quando mi sono messa in testa di fare della scrittura il mio pane, mi sono scontrata contro questo scoglio caratteriale, la mancanza di rigore.
Mi perdo nel perfezionismo o nei contorni e tendo a procrastinare il momento di affrontare la sostanza.
È probabilmente sintomo di insicurezza, forse è semplicemente questo.
Eppure non posso arrendermi.
Le mie strategie per praticare la costanza sono a tratti folli, ma del resto diffido della sanità mentale.
- Usare le sveglie. Come tutti gli I-phone, anche il mio è provvisto di banale app per programmare la sveglia. La imposto alle 9 di mattina quando devo cominciare a lavorare, in modo che scandisca l’inizio della mia giornata lavorativa. Certo, come quella del risveglio mattutino può essere spenta per tornare a dormire, ma in genere funziona.
- Disconnettere le distrazioni. Niente mail, niente social. Vorrei riuscire anche a staccare internet, ma spesso mi servo di alcuni strumenti online e quindi ne ho bisogno. Eppure quando sono in campagna sotto la nuvoletta grigia che impedisce a qualsiasi segnale di palesarsi, scrivo di più. Quando ho bisogno di fare ricerche, che sia un sinonimo, un significato o un approfondimento, me lo appunto e rimando a Roma. Il risultato è un testo completo e denso, da sgrossare, migliorare, revisionare, ma psicologicamente un traguardo.
- Fare delle pause. Alle 11 un tè, un quarto d’ora. Alle 13 un pranzo veloce, magari un bento preparato la sera prima, mezz’ora. In quel frangente faccio un salto sui social, leggo le mail, o faccio una telefonata. Tutto è scandito dalle sveglie, però.
Questo assetto funziona. Cioè stamattina mi sono svegliata, ho iniziato bene la mia giornata e mi sono seduta carica e determinata davanti al mio mac. Ho scritto molte cose, ho messo in ordine alcuni pensieri, sono soddisfatta del mio lavoro.
Ma poi c’è la lunga distanza e quella mi frega, ancora. Il problema non è solo lavorare bene per tutta la giornata lavorativa, ma lavorare bene ogni giorno, per tutto il giorno. E qui il discorso si fa più profondo.
- Fare pace con la mia professione. Accettare io per prima che faccio questo di lavoro e incastrare gli impegni e le incombenze famigliari e casalinghe in altri momenti della giornata, esattamente come fa chi timbra il cartellino, questo è lo scoglio maggiore. Ci vado a sbattere praticamente di continuo. Sono piena di bernoccoli.
Qualcuno ha trovato la strategia più efficace e indolore per scrivere con costanza?
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