Sfogliando il New York Times online, sorrido leggendo di una mostra appena inaugurata al New York Historical Society: “The Art and Whimsy of Mo Willems”. Condivido l’articolo sul mio profilo Facebook, raccontando un aneddoto che mi ha fatto il solletico al cuore: sette anni fa, proprio in una libreria di Manhattan, acquistai una copia di “Today I will fly” di Mo Willems, da regalare al MaritoZen per la sua prima festa del papà perché ero incinta e aspettavamo Momo per l’estate. Quel libro è stato anche uno dei primi che ho letto a Momo neonato, uno dei primi a campeggiare sulla piccola — all’epoca — mensola adibita a biblioteca nella sua cameretta. Insomma è stato un libro importante. Vado a prenderlo, per dare seguito a quel friccicore che i ricordi mi avevano regalato. Voglio proprio rileggere la dedica, la data, voglio immergermi nuovamente in quell’atmosfera così lontana, quell’atmosfera di potenzialità. Già, perché per me l’anno a New York, quel periodo coinciso con la mia prima gravidanza, è stato pregno essenzialmente di sogni, di progetti, di ansia di …