Questa settimana è stata molto faticosa.
Avevo molti impegni di lavoro, incontri e appuntamenti, molti impegni straordinari come visite mediche e analisi, in più è ricominciata la scuola, quindi gli orari dei bambini hanno richiesto ulteriori incastri e corse.
Non ultimo, Roma è veramente allo sbando. I mezzi non funzionano, le attese sono interminabili e andare in auto vuol dire affrontare un traffico oltre i limiti dell’umano. Andare a piedi non sempre è possibile, perché le distanze son quelle che sono, benché io scelga spesso quest’ultima opzione.
Per farla breve siamo arrivati a ieri sera piuttosto tesi, tutti quanti. Un po’ nervosi, capricciosi, svogliati, rancorosi, tutti quanti.
Ho persino pronunciato a ridosso della buonanotte la frase: “Basta, non c’è più tempo, andate a dormire. A letto, senza storia!” provocando pianti isterici per l’ingiustizia.
In effetti non era giusto. Ero rientrata tardi a casa, avevamo cenato tardi e poi c’era tutta la tensione accumulata delle ultime giornate come da premessa, non era giusto che pretendessi da loro che in un batter d’occhio fossero pronti per andare a dormire, unicamente perché io ero stanca, io ero esasperata e io avrei voluto silenzio. Insomma, solite storie di ordinari sensi di colpa e inadeguatezza da mamma pappamolla.
Ma veniamo a noi.
In un momento di illuminazione, ho preso un libro che avevo cercato in biblioteca grazie alla segnalazione di Stefania, una mia amica buddista e ho proposto ai bambini di leggerlo come lettura della buonanotte.
Piccoli Budda di Rossana Campo spiega in maniera semplice e chiara cosa significa essere un Budda, cosa vuol dire raggiungere l’illuminazione, e fa comprendere con altrettanta spontaneità che i bambini sono spesso naturalmente dei piccoli Budda che amano incondizionatamente l’universo attorno a loro, hanno un sole dentro che li dispone all’osservazione del mondo con positività, non sono capaci di provare rancore e spesso vedono la semplicità delle cose che sfugge a un adulto.
Per me è stata una lettura catartica, per loro un grande dono: si sono sentiti valorizzati, nonostante i litigi e i rimproveri della giornata, hanno ritrovato la serenità e hanno tirato fuori qualche domanda che mi ha fatto quel particolare solletico al cuore che sento quando siamo molto vicini e mi sembra di poter toccare la loro anima.
E, soprattutto, cosa non trascurabile, hanno iniziato a sbadigliare!
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