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racconto breve

Nei tinelli accadono cose

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“Che stai facendo, Robertina?”
“Niente. Avevo sete”, risponde, persa sulla sua sedia.
“Roberta, per l’amore del Cielo! L’acqua!”. Dino si affretta a diluire il fondo di vino rosso lasciato nel bicchiere dall’avventata sorsata di lei.
“Avevo sete”, si ripete a mezza bocca Roberta. È imbronciata, guarda nel vuoto, davanti a sé, in un punto preciso tra due piastrelle celesti lievemente disallineate. Read More

barcolana trieste

Aspettando la Barcolana a Trieste

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Nino è uno skipper, ma dalle 9 alle 20, ogni giorno dal Lunedì al Venerdì, indossa la sua divisa da uomo d’affari e gestisce un’importante società di import export.
Ha 36 anni e vive senza troppa convinzione con Gemma in un loft in zona Brera. Gemma fa la PR per un’azienda di moda per cui viaggia tantissimo, spesso anche nel fine settimana. Allora Nino il sabato si sveglia molto presto, fugge a La Spezia e ritrova Malù.
Malù è un gioiello, lucida, perfetta, 37 piedi, un albero maestro in carbonio robusto e leggero, il timone a barra. Con Malù esce per mare con qualsiasi tempo, è una necessità. Deve sentire il vento, assecondarlo, ricongiungersi con il suo elemento.

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Quello che gli occhi non vedono

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Cosa accade quando chiudiamo gli occhi?
Cosa sentiamo nel buio?
E soprattutto cosa significa non vedere?
Non vedere l’altro, sé stessi, le relazioni, i rapporti?

Quello che gli occhi non vedono è un viaggio attraverso i sensi che prevalgono quando la vista — per scelta o fatalità — viene meno. Frangenti di vita in cui si esalta la comunicazione, la connessione con un sentire vero. Read More

recensione storia di un corpo pennac

[recensione] Diario di un corpo

recensione storia di un corpo pennac

L’ansia è un male ontologico.
Che cos’hai?
Niente!
Tutto!
Sono solo come l’uomo!

Ho preso questo libro mesi fa, pensando di regalarlo. Poi ci ho ripensato, raramente regalo libri che non ho prima letto. È rimasto a riposare su una mensola. Poi è passato su un comodino. Poi è finito sotto altri interessi. Infine ho avuto la febbre, sono stata costretta due giorni a letto e non avevo neanche la forza di scegliere un libro di là. Ho allungato una mano e sul comodino ho ritrovato “Storia di un corpo”. L’ho cominciato, a fatica, considerato il malessere dell’influenza che non mi dava tregua. Read More

italo calvino fiabe italiane

Libri per bambini: le fiabe italiane di Italo Calvino

italo calvino fiabe italiane

Io credo questo:
le fiabe sono vere.

Italo Calvino

Ho iniziato a leggere per i bambini sin dalla nascita, a pochi mesi per Momo, praticamente sin dalla vita intrauterina per Ricco.
Quando è nato Ricco i momenti dedicati alla lettura, in genere la sera prima della nanna, erano i pochi, se non gli unici, di tranquillità con i due marmocchi. Momo non tentava di fare fuori l’usurpatore e Ricco non aveva smanie e necessità di vario tipo, si godeva la voce di mamma, la luce soffusa e talvolta si faceva una ciucciatina di latte extra.

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affinità-elettive-chiudere-le-porte

L’amore non esiste — la voce, le scelte, le affinità elettive

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A volte ho creduto di poter chiudere le porte.

È facile. Chiudi, ti volti e metti un passo davanti all’altro. Ti immergi nel dopo, affondi le mani nel nuovo, affoghi nelle trame del futuro. Poi ti affidi al tempo, alla memoria che vacilla, al torpore degli anni che si sommano, alla nebulosa dei ricordi, ed è fatta. Tutto scorre e non torna più. Sei altro, cambi, non c’è più nulla da spiegare.

Forse a volte qualcuno stuzzicherà quel passato, una domanda, un’insinuazione, ma tu sei diversa, hai trovato la giusta distanza, quel tono pacato e deciso con cui mettere a tacere ogni illazione scomoda ti viene naturale. E punto a capo.

Eppure accade.
Una coincidenza, un momento di distrazione e ci sei di nuovo dentro.
Così rifletti sulle affinità elettive. Quelle scelte che si fanno per istinto, quelle relazioni che partono da una voce intonata alla tua e semplicemente si accordano e si scambiano profondità ed estensione.
L’amore non esiste. Vorrei trovare sinonimi per raccontare quello che accade tra le persone che si incontrano e non riescono a chiudere le porte.

Lista delle cose che vorrei adesso

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  • Andare al mare
  • Avere i capelli lunghi come a vent’anni, ma solo per un pomeriggio
  • Innamorarmi di una sonorità
  • Correre in moto (per andare al mare)
  • Dimenticare la successione degli eventi
  • Prestare attenzione ai dettagli
  • Ignorare la sostanza
  • Credere
  • Prendermi la dimensione giusta
  • Mettere lo smalto alle unghie delle mani
  • Non avere la responsabilità delle scelte per i miei figli
  • Vivere alla giornata
  • Fare quello di cui ho voglia, nel momento in cui lo desidero
  • Una grattachecca al limone della Sora Lella a Prati
  • Non essere interrotta
  • Essere ascoltata
  • Essere l’unica a decidere le priorità
  • Silenzio
  • Seguire il filo dei pensieri
  • Fermare i pensieri che borbottano
  • Scegliere un cinema e vedere tutti i film in programmazione di fila fino a notte
  • Spegnere la luce e vedere ugualmente
  • Avere il tasto rewind
  • Fermare il tempo
  • Trattenere il respiro abbastanza a lungo
  • Spalancare finestre di gabbiani
  • Poter chiudere porte

[recensione] Sembrava una felicità

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Una casa serve a tenere alcune persone dentro e tutti gli altri fuori.
Una casa ha un suo perimetro.

Quello di cui avevo bisogno quando l’ho avuto tra le mani non era evasione, ma al contrario avevo bisogno che qualcuno mi spiegasse la realtà e me la facesse capire bene, a parole mie. Volevo leggere di me, ma da un altro punto di vista. Volevo leggerlo esattamente così. Read More

lacrime in tasca

Quello che gli occhi non vedono

lacrime in tasca

A scuola avevo un compagno che ho amato moltissimo.
Mi raccontava che entrare in un nuovo spazio era sempre una conquista. Comprenderne i confini, memorizzare la disposizione degli elementi che lo compongono, prendere le misure avendo come unità i propri passi, le proprie dita.
Mi diceva che per lui poteva esistere solo ciò che veniva toccato o calpestato.
Il mio amico parlava di stanze, di luoghi, ma intendeva la vita, le persone.

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Dove cadono i fulmini — la mia città, la musica, ritrovamenti

“Non tornerò mai più sulle orme
Scarpe nel fango non mi fanno correre
Non tornerò mai più sulle orme
Me le ricordo già bene così
Mi perdo sempre, ma so sempre da che parte è il mare
Mi perdo sempre, ma so sempre da che parte è il mare
Arrivare là

Non tutti i passi lasciano impronte
E mi perdo sempre, ma so sempre da che parte è il mare
Mi perdo sempre, ma so sempre da che parte è il mare
Arrivare là, dove cadono i fulmini
Arrivare là, dove cadono i fulmini”.

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